Twitter e Facebook contro la diffusione di Fake News
Durante le scorse elezioni negli Stati Uniti, per la prima volta, Twitter e Facebook sono scesi in campo per contrastare apertamente e concretamente la diffusione di notizie false.
La rilevanza dei Social Media nelle Campagne Elettorali e, in generale, nella diffusione delle posizioni politiche si è affermata prepotentemente negli ultimi anni, fornendo a piattaforme come Twitter e Facebook un ruolo centrale e di non facile controllo.
La velocità e la semplicità con cui questi contenitori diffondono e amplificano le notizie rende facile informarsi, ma altrettanto facile è cadere preda di Fake News.
Per questo motivo a Settembre Twitter e Facebook hanno modificato le loro condizioni d’utilizzo e la “Politica sull’integrità civica”, per evitare di diventare un mezzo con cui manipolare le informazioni ed interferire nei processi civici.
Dopo solo qualche mese, a Novembre, un tweet di Donald Trump viene oscurato dalla piattaforma stessa e contrassegnato con un’etichetta che lo indicava come un contenuto “fuorviante” con queste parole: “Il contenuto condiviso in questo Tweet, tutto o in parte, è controverso e potrebbe essere fuorviante in merito alla modalità di partecipazione alle elezioni o ad altri strumenti di coinvolgimento della cittadinanza”.
Il Tweet di Trump in questione accusava i democratici di brogli elettorali ad inizio Novembre, mentre era ancora in corso lo scrutinio per i voti alla Casa Bianca.
Prontamente oscurato da Twitter, ne è anche stata limitata la condivisione eliminando la possibilità di Retweet dello stesso.
Lo stesso trattamento è stato riservato a Mike Roman, capo dello staff della campagna elettorale di Trump, e ad un suo tweet in cui accusava i democratici di aver sottratto voti ai repubblicani a Philadelphia.
Anche in questo caso la piattaforma ha oscurato il tweet perché andava contro le linee guida della community nel contesto delle politiche sull’integrità civica.
Poco dopo sono arrivate anche su Facebook le segnalazioni, anche se con toni decisamente più pacati, con questa etichetta al post di Trump: “Il risultato finale delle elezioni potrebbe essere diverso dal voto iniziale dato che lo scrutinio durerà per giorni o settimane in seguito alla chiusura dei seggi”.
È interessante riflettere sulla presa di posizione da parte dei social media per contrastare attivamente la diffusione di fake news avvenuta durante le elezioni americane, tanto che Twitter ha dedicato un’intera sezione del suo help center all’argomento.
In quest’area Twitter spiega come si impegna ad agire per fornire ai suoi utenti informazioni precise.
Da sempre Twitter si è dimostrata la piattaforma perfetta per la diffusione di notizie in tempo reale, diventando con il tempo una vera e propria fonte d’informazione quotidiana. Lo stesso vale anche per gli altri social media che con il tempo sono sempre più diventati un mezzo d’informazione e non solo socializzazione.
Ma ben presto si è vista la possibilità di diffondere velocemente e ad un vasto pubblico notizie false, spesso con l’intenzione di incitare odio e discriminazioni.
E per quanto le linee guida delle community siano da sempre chiare e contrarie a questo tipo di atteggiamenti, non sempre è facile controllare in modo efficace tutti i contenuti pubblicati dagli utenti.
Vengono messi a disposizione degli strumenti per segnalare account o post che vadano contro queste indicazioni, ma in molti casi un contenuto prima di venire rimosso è già diventato virale.
Proprio per questo motivo sono importanti le posizioni prese da Twitter e Facebook che sembrano aprire la strada ad una maggiore stretta per contrastare la diffusione di informazioni e notizie inesatte.
Se da un lato questa misura si presenta con l’intento di tutelare gli utenti e fornire un servizio migliore, dall’altro lato può essere vista anche come un atto di censura che possa andare a colpire arbitrariamente alcuni gruppi rispetto ad altri.
Qual è quindi il ruolo delle piattaforme in tutto questo? E quanto sono responsabili per l’uso che ne viene fatto da parte degli utenti?
Le risposte a queste domande ancora non sono state chiarite, ma è indubbio che le piattaforme che tutti noi utilizziamo quotidianamente non possano più esimersi dal prendere parte alla discussione.