“Lavorare bene è il segreto per produrre di più e meglio.”
“Per lavorare bene è importante che l’ambiente in cui si opera rispetti i giusti standard qualitativi.”
Con queste due affermazioni si apre e si chiude un argomento apparentemente scontato e banale, la qualità dell’ambiente di lavoro, che invece è il risultato di un’importante opera di acculturamento della classe imprenditoriale e del mondo del lavoro in genere avvenuta soltanto negli ultimi decenni.
L’obsoleta equazione “stipendio=proprietà”, che descrive lo stereotipo per cui il datore di lavoro ritiene di poter disporre a 360° delle risorse umane a fronte dello stipendio, è stata soppiantata da un’equazione ben più moderna, veritiera e stimolante: “lavoratore felice=azienda felice”.
Certo non mancano le molte eccezioni alla regola e le interpretazioni più o meno personalizzate dei significati di qualità e felicità, ma in linea generale la direzione in cui si sta procedendo sembra quella corretta.
Il concetto di qualità e ambiente di lavoro
Approfondire quindi il concetto di qualità e ambiente di lavoro è un passaggio necessario per fare in modo che l’equazione funzioni, e c’è da dire che se funziona lo fa per tutti: il lavoratore felice che crea un’azienda felice è infatti una dinamica win-win, ovvero che soddisfa entrambe le parti, o meglio, rende le due parti correlate da un vincolo indissolubile di reciproca valorizzazione.
L’ambiente di lavoro e l’organismo azienda
Uno degli aspetti più interessanti per il progresso del rapporto tra azienda e lavoratore è proprio rendere meno distinte e distinguibili queste due identità. L’azienda altro non è che il risultato del lavoro delle persone che ne fanno parte e proprio la qualità di questo lavoro costituisce e definisce il concetto valoriale di azienda.
In altre parole, azienda e lavoratore sono due momenti, due viste di una stessa entità.
L’ambiente di lavoro diventa quindi il contesto in cui questi due momenti prendono forma, lo scenario in cui l’attività professionale viene riconosciuta come espressione dell’organismo azienda.
Mi piace visualizzare idealmente questo contesto in tre dimensioni:
- La dimensione fisica che include tutto ciò che ci circonda mentre diventiamo espressione dell’azienda. L’ambiente di lavoro è quindi il luogo in cui agiamo, dal momento in cui lasciamo la nostra abitazione fino a quando vi facciamo ritorno. La strada che percorriamo, il mezzo che ci accompagna, la sede della nostra azienda, la nostra scrivania o la nostra postazione, gli strumenti che usiamo per lavorare, siano essi un computer, una chiave inglese o un bisturi. Anche ciò che indossiamo fa parte della dimensione fisica, i movimenti che compiamo e le azioni che costruiscono la nostra routine.
- La seconda dimensione è quella sociale, sono le persone con cui interagiamo e il modo in cui questa interazione si concretizza. Questa dimensione è la più determinante nel definire la qualità della nostra vita professionale, perché il fattore umano ha un peso specifico di gran lunga superiore rispetto a quello di tutte le altre componenti. Attenzione però a non considerare questo aspetto come una strada a senso unico, ovvero a concentrarci soltanto su quello che percepiamo “in entrata” dai nostri collaboratori o superiori. La misura in cui noi stessi riusciamo a definire la nostra identità e il nostro modo di rapportarsi con gli altri influisce sensibilmente nella costruzione di relazioni piacevoli e durature.
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- La terza dimensione è quella temporale. Può apparire un concetto un po’ astratto, ma in realtà è molto concreto e pratico: definisce il senso di continuità che diamo a ciò che abbiamo fatto, a ciò che facciamo e a ciò che faremo. Creare un collegamento tangibile tra il nostro passato ed il nostro futuro ci permette di vivere il presente in maniera più consapevole e piena. In ambito lavorativo questo collegamento è dato dalla consapevolezza di ciò che il nostro ruolo rappresenta per l’azienda, di come vogliamo veder concretizzato il nostro apporto, di cosa possiamo aspettarci dal futuro e di come possiamo contribuire alla costruzione di questo scenario.
La qualità
Bene, ora parliamo di qualità!
Meglio, parliamo di quali sono le componenti che la determinano: sono componenti dinamiche, ovvero suscettibili di cambiamenti, per questo possono esistere solo quando c’è un impegno condiviso e generale a perseguirle e a mantenerle.
Il concetto di qualità dell’ambiente di lavoro, ovvero la ricetta per realizzarla, si compone di molti ingredienti, alcuni oggettivi altri estremamente personali.
Facendo riferimento a quanto detto sopra, sarà più facile riflettere sulla propria lista di valori e presupposti, e comprendere quali siano strettamente correlati alla nostra personalità e quali di interesse comune.
Per me la qualità si esprime attraverso la dedizione, il rispetto, la cura, la consapevolezza, l’etica, la pulizia, la comprensione, la determinazione.
In realtà ognuno di noi esprime il proprio significato di “qualità” in modo diverso, personale, indipendentemente dal ruolo che ricopre e dalla mansione che svolge, non esiste un elenco univoco e perfetto, né tantomeno immutabile.
Il mio consiglio è quello di esprimere e trasferire il nostro personale concetto di qualità attraverso ciò che facciamo, quotidianamente, considerando tutti gli aspetti che per noi sono determinanti, nelle dimensioni fisica, sociale e temporale, e riconoscendo negli altri il terreno più fertile in cui seminare ciò che vorremmo raccogliere.
Questa “semina” è essa stessa uno degli ingredienti principali dell’azienda felice.
Grazie per aver letto il mio articolo, spero ti sia stato utile.
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